Dal numero 289 di Cavallo Magazine, a grande richiesta!
Dall'Oasi ai misteri etruschi
L'Umbria è fatta di bellezze dai toni più ruvidi di quelli che dipingono la Toscana: meno addomesticata dalle coltivazioni, i suoi boschi di lecci contendono la scena agli uliveti e nei paesini arroccati sulle colline si sente più il sapore della pietra usata per costruirli che il disegno di un architetto. Per conoscere questa terra bisogna seguire le sue strade e saper ascoltare quello che vuole raccontarti: noi lo abbiamo fatto a cavallo, e abbiamo incontrato sessantaquattro amici.
La zona è quella di Terni, l'occasione una delle tante passeggiate equestri che si organizzano regolarmente da queste parti: bastano il passaparola di «Radio Scuderia» e lo zampino di Facebook per definire date ed itinerari, al resto ci pensa un gruppo di amici collaudati che prepara gli itinerari e la logistica necessaria. Maurizio Canini, Patrizio Godovecchio e Federico Bagnolo si sono conosciuti per caso proprio grazie ad un trekking a cavallo e hanno dato vita ad una gioiosa macchina da guerra…ippodedicata. Potevamo resistere a un loro invito? ovviamente no, e li abbiamo raggiunti per una escursione nel Parco Fluviale del Tevere, dal lago di Corbara a quello di Alviano.
E' una domenica di settembre fortunata, le nuvole lasciano spazio al sole per tutto il tempo che passeremo in sella: l’appuntamento è alle nove e mezza di mattina al Pomurlo Vecchio, nel comune di Baschi, vicinissimi al lago di Corbara. Van e trailer vengono parcheggiati sul grande piazzale erboso, chi abita vicino arriva direttamente a cavallo e per ognuno c’è un nitrito, un saluto o un richiamo ma una volta tutti montati in sella torna la tranquillità , che uscire in passeggiata è un lavoro serio e va fatto come si deve. Maurizio oggi è la guida del gruppo, conosce il territorio come le sue tasche perché è da quando era un ragazzino che percorre a cavallo questi sentieri. «Ma farlo con gli amici è più bello. Mi piace girarmi sulla sella e vedere dietro di noi gente così diversa, cavalli di tante razze e selle di tutti i tipi ma insieme, uniti dalla stessa passione» ci racconta mentre aspettiamo che tutti siano pronti alla partenza «così ci scambiamo le diverse esperienze e dopo queste girate tutti tornano a casa con qualcosa di nuovo».
Partiamo senza clamori, una breve fermata per compattare il gruppo e cominciamo a percorrere la strada bianca che porta verso Montecchio: Il lago di Corbara è alle nostre spalle, davanti a noi si aprono le colline che accompagnano il Tevere verso il lago di Alviano. Passiamo un’azienda agricola dopo l’altra, la strada interpoderale ci porta attraverso un pascolo di placide vacche. Sono appena incuriosite dal nostro chiacchiericcio, che le parole escono così facili quando sei al passo su un buon cavallo e le distanze tra le persone si accorciano e i pensieri si somigliano, sarà che vanno alla stessa andatura e nella stessa direzione. Dopo un paio d’ore siamo al sito archeologico di Fosso San Lorenzo, facciamo piede a terra per riposare i cavalli e vedere da vicino questa necropoli umbro-etrusca del VI secolo a.C.. Le tombe sono scavate nella roccia, i corredi funerari che contenevano sono ora custoditi all’Antiquarium Comunale di Tenaglie ma forse le ombre degli etruschi sono ancora qui e, nascosti tra le foglie, si sono divertiti anche loro al guado del torrente: dopo la breve sosta i cavalli hanno voglia di andare, il passaggio non banalissimo del sentiero molto sassoso e in ripida discesa impegna l’attenzione dei binomi e dopo il mauvais pas frizzi, lazzi e scaramanzie varie allentano la tensione. Passare tutti e sessantacinque in rapida successione senza problemi dà soddisfazione, particolarmente a chi è alle prime uscite fuori del maneggio come le cinque giovani amazzoni del Centro di Equitazione Villa Glori di Roma, agli ordini della loro istruttrice Elisabetta Pinzello: tutte sotto i quindici anni, fanno Salto Ostacoli ma si stanno avvicinando al completo ed Elisabetta comincia il lavoro in questa prospettiva proprio dalla campagna, come Equitazione Naturale comanda (e Caprilli insegna). Davanti a noi pausa il passo maestoso un maremmano baio, così bello nella sua serietà che guardarlo ci porta un po’ fuori dal tempo, è davvero una gioia condividere un pezzo di strada con binomi così, che sembrano fatti per dare il buon esempio. Intanto il bosco finisce e passiamo per un vigneto curato come il più raffinato dei giardini all’italiana: è l’azienda vinicola Falesco dei fratelli Cotarella, quelli del Montiano, un Merlot rosso che spicca come un rubino tra i brillanti bianchi dell’enologia locale. La fila di amazzoni e cavalieri si dipana tra i loro filari impeccabili, scendiamo sino al tratto di strada asfaltata che ci porta all’Oasi di Alviano. Una volta entrati nella zona protetta gli zoccoli dei cavalli sono silenziosi sulla terra soffice e le nostre voci ovattate dagli alberi che crescono sulle sponde di questo lago, artificiale finché volete ma ormai completamente invaso dalla natura più spontanea: qui nidificano le più rare tra le specie stanziali di uccelli e i migratori trovano una sosta sicura nei loro viaggi. Percorriamo tutto il Sentiero Vecchio che traversa il lago lungo una sottile lingua di terra, sembra di essere sospesi tra acqua e cielo e i cavalli trottano come sottovoce, che meraviglia questo fondo per i loro piedi. Usciamo dall’Oasi sotto l’abitato di Guardea e attacchiamo l’ultimo pezzo di sentiero che arriva sino ad Alviano, la nostra meta finale. Su in lato c’è la rocca rinascimentale del condottiero Bartolomeo di Alviano, bianca del travertino che viene estratto proprio qui da secoli. Arrivati in vocabolo Pupigliano troviamo tavola imbandita, che le magnifiche signore della Pro-Loco e i loro baldi aiutanti sono riusciti a mettere a tavola tutti e 65 i cavalcanti, amici e famiglie compresi. I cavalli sono legati poco distante e andare a controllarli offre l’occasione per le ultime chiacchiere e il bicchiere della staffa, qualcuno sta già salutando la compagnia e si avvia verso casa a sella con un paio di cavalli sottomano. Noi ci portiamo dietro i ricordi e lasciamo qui gli amici, sperando di ritrovarli presto: perché l’Umbria è tutta da scoprire, e noi abbiamo appena cominciato.
E' una domenica di settembre fortunata, le nuvole lasciano spazio al sole per tutto il tempo che passeremo in sella: l’appuntamento è alle nove e mezza di mattina al Pomurlo Vecchio, nel comune di Baschi, vicinissimi al lago di Corbara. Van e trailer vengono parcheggiati sul grande piazzale erboso, chi abita vicino arriva direttamente a cavallo e per ognuno c’è un nitrito, un saluto o un richiamo ma una volta tutti montati in sella torna la tranquillità , che uscire in passeggiata è un lavoro serio e va fatto come si deve. Maurizio oggi è la guida del gruppo, conosce il territorio come le sue tasche perché è da quando era un ragazzino che percorre a cavallo questi sentieri. «Ma farlo con gli amici è più bello. Mi piace girarmi sulla sella e vedere dietro di noi gente così diversa, cavalli di tante razze e selle di tutti i tipi ma insieme, uniti dalla stessa passione» ci racconta mentre aspettiamo che tutti siano pronti alla partenza «così ci scambiamo le diverse esperienze e dopo queste girate tutti tornano a casa con qualcosa di nuovo».
Partiamo senza clamori, una breve fermata per compattare il gruppo e cominciamo a percorrere la strada bianca che porta verso Montecchio: Il lago di Corbara è alle nostre spalle, davanti a noi si aprono le colline che accompagnano il Tevere verso il lago di Alviano. Passiamo un’azienda agricola dopo l’altra, la strada interpoderale ci porta attraverso un pascolo di placide vacche. Sono appena incuriosite dal nostro chiacchiericcio, che le parole escono così facili quando sei al passo su un buon cavallo e le distanze tra le persone si accorciano e i pensieri si somigliano, sarà che vanno alla stessa andatura e nella stessa direzione. Dopo un paio d’ore siamo al sito archeologico di Fosso San Lorenzo, facciamo piede a terra per riposare i cavalli e vedere da vicino questa necropoli umbro-etrusca del VI secolo a.C.. Le tombe sono scavate nella roccia, i corredi funerari che contenevano sono ora custoditi all’Antiquarium Comunale di Tenaglie ma forse le ombre degli etruschi sono ancora qui e, nascosti tra le foglie, si sono divertiti anche loro al guado del torrente: dopo la breve sosta i cavalli hanno voglia di andare, il passaggio non banalissimo del sentiero molto sassoso e in ripida discesa impegna l’attenzione dei binomi e dopo il mauvais pas frizzi, lazzi e scaramanzie varie allentano la tensione. Passare tutti e sessantacinque in rapida successione senza problemi dà soddisfazione, particolarmente a chi è alle prime uscite fuori del maneggio come le cinque giovani amazzoni del Centro di Equitazione Villa Glori di Roma, agli ordini della loro istruttrice Elisabetta Pinzello: tutte sotto i quindici anni, fanno Salto Ostacoli ma si stanno avvicinando al completo ed Elisabetta comincia il lavoro in questa prospettiva proprio dalla campagna, come Equitazione Naturale comanda (e Caprilli insegna). Davanti a noi pausa il passo maestoso un maremmano baio, così bello nella sua serietà che guardarlo ci porta un po’ fuori dal tempo, è davvero una gioia condividere un pezzo di strada con binomi così, che sembrano fatti per dare il buon esempio. Intanto il bosco finisce e passiamo per un vigneto curato come il più raffinato dei giardini all’italiana: è l’azienda vinicola Falesco dei fratelli Cotarella, quelli del Montiano, un Merlot rosso che spicca come un rubino tra i brillanti bianchi dell’enologia locale. La fila di amazzoni e cavalieri si dipana tra i loro filari impeccabili, scendiamo sino al tratto di strada asfaltata che ci porta all’Oasi di Alviano. Una volta entrati nella zona protetta gli zoccoli dei cavalli sono silenziosi sulla terra soffice e le nostre voci ovattate dagli alberi che crescono sulle sponde di questo lago, artificiale finché volete ma ormai completamente invaso dalla natura più spontanea: qui nidificano le più rare tra le specie stanziali di uccelli e i migratori trovano una sosta sicura nei loro viaggi. Percorriamo tutto il Sentiero Vecchio che traversa il lago lungo una sottile lingua di terra, sembra di essere sospesi tra acqua e cielo e i cavalli trottano come sottovoce, che meraviglia questo fondo per i loro piedi. Usciamo dall’Oasi sotto l’abitato di Guardea e attacchiamo l’ultimo pezzo di sentiero che arriva sino ad Alviano, la nostra meta finale. Su in lato c’è la rocca rinascimentale del condottiero Bartolomeo di Alviano, bianca del travertino che viene estratto proprio qui da secoli. Arrivati in vocabolo Pupigliano troviamo tavola imbandita, che le magnifiche signore della Pro-Loco e i loro baldi aiutanti sono riusciti a mettere a tavola tutti e 65 i cavalcanti, amici e famiglie compresi. I cavalli sono legati poco distante e andare a controllarli offre l’occasione per le ultime chiacchiere e il bicchiere della staffa, qualcuno sta già salutando la compagnia e si avvia verso casa a sella con un paio di cavalli sottomano. Noi ci portiamo dietro i ricordi e lasciamo qui gli amici, sperando di ritrovarli presto: perché l’Umbria è tutta da scoprire, e noi abbiamo appena cominciato.
di Maria Cristina Magri
Un ringraziamento speciale all’Oasi WWF del lago di Alviano, www.wwf.it (cell. 333/7576283) e al Sistema Museo di Alviano, www.sistemamuseo.it che ci hanno aperto le porte dell’Oasi e della Necropoli di Fosso San Lorenzo: sono pronti a farlo anche per voi.
Ride Map: Baschi, Montecchio, Guardea e Alviano: sono i quattro i comuni toccati dai 24 chilometri dell’itinerario, percorsi in quattro ore e mezza di passo e brevi momenti di trotto: solo il 10% del tracciato ha toccato strade asfaltate, i continui dolci dislivelli e la varietà degli ambienti attraversati (bosco, aperta collina e ambiente lacustre) hanno reso estremamente interessante e varia una passeggiata in sella che è stata un piccolo gioiello di organizzazione. La perlustrazione del percorso fatta con scrupolo nei giorni precedenti, le staffette lungo la strada per evitare attraversamenti avventurosi con le (poche) macchine incontrate, macchine e trailer a disposizione nei punti strategici per ogni evenienza: la preparazione accurata era indispensabile per gestire un così alto numero di partecipanti, 65 binomi.
Dove mangiare
Locanda Il Fontanile, Via teverina 3 -05020 Montecchio (Terni) Ottima la cucina tipica umbra con un tocco di ricercatezza: molto bello il locale ottenuto restaurando in modo iper-moderno un classico casale dai muri in sasso.
Dove dormire
Agriturismo Pupigliano ad Alviano (Terni): situato in vocabolo Pupigliano nr. 3 offre tre grandi appartamenti completi di cucina e sala. Tel. 0744/904308, cell.335/5463560 www.pupigliano.it
Agriturismo Il Pomurlo Vecchio a Baschi (Terni) tel. 0744/950190
Centri Ippici di appoggio per l’itinerario:
Horse Club La Cacciata di Giancarlo Luciano, località La Cacciata 6, Orvieto (Terni) cell.333/2568455.
Il Poggio di Orvieto di Dino Graziani in località La Svolta, Ciconia cell. 338-1127367
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