Da Cavallo Magazine nr269/2009. testo di Maria Cristina
Magri
I pregiudizi sono duri a
morire e quelli che riguardano le bionde sono particolarmente
radicati, forse perchè l’invidia di chi è pigmentato in modo
melanicamente più deciso fa fatica a rassegnarsi all’evidenza:
una bella chioma dorata non pregiudica assolutamente altre qualità
meno esteriori. Tant’è che il Corpo Forestale sceglie anche due
sofisticate biondine per farsi rappresentare agli appuntamenti più
importanti. E viene ripagato della fiducia con una serie di successi
veramente notevoli: Giada e Gioia si sono fatte onore ovunque,
facendo vedere sul campo quanto valgono due puledre che potevano
sembrare solamente belle ed hanno invece dimostrato un ottimo
carattere, capacità di lavoro e una grande affidabilità. Perché
oramai lo avrete capito, le bionde di cui parliamo sono due splendide
Haflinger di proprietà del Corpo Forestale dello Stato e più
precisamente dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di
Pieve Santo Stefano, provincia di Arezzo. Sorelle da parte di padre
(quel magnifico Ansgard 171/T che ha dato così tanto alla razza in
termini di leggerezza ed eleganza) sono nate entrambe nel 2003.
Portano con molto orgoglio l’affisso di Armena che contraddistingue
i cavalli di razza Haflinger della Forestale nati qui, nel cuore
della Riserva Naturale di Popolamento Animale di Formole.
La primavera deve ancora
arrivare a questa altezza, siamo a 500 metri sul livello del mare. Le
montagne attorno sono spruzzate di neve freschissima e l’Alpe di
Catenaia sembra sia stata appena passata con lo zucchero a velo.
L’aria è a dir poco frizzante e ci viene una gran voglia di farci
scaldare dalle lampade ad infrarossi usate per asciugare i cavalli
mentre aspettiamo che le due bionde vengano sellate: siamo nel centro
ippico della Forestale di Formole, dai box si affacciano, curiosi,
cavalli Maremmani e Haflinger. I soggetti in lavoro sono 28, non
pochi per tre cavalieri soltanto: il sovrintendente Massimo
Marrafini, l’artiere Loriano Pandolfi e l’assistente capo Filippo
Fanfani. «Il cavallo alla Forestale serve per farsi vedere» ci dice
il dottor Silvio Mencaccini, direttore dell’Ufficio Territoriale di
Pieve Santo Stefano «il servizio più importante che svolgiamo in
sella è quello della prevenzione dei reati. E l’Haflinger va anche
dove non si arriva coi Maremmani: questa zona è caratterizzata da
calanchi, dislivelli notevoli e zone di bosco fitto e basso, un
cavallo di taglia modesta è molto avvantaggiato rispetto a quelli
più imponenti».
Relativamente piccole
(149 cm al garrese Giada, 150 per Gioia), fini e leggere nel modello
come hanno da essere gli Haflinger del tipo moderno, le due cavalle
conservano tutte le altre caratteristiche dei solidi montanari di
origine sud-tirolese: facili da lavorare, volenterose ed estremamente
affidabili. Le guardiamo mentre nel bel campo in sabbia del centro
fanno sfoggio della loro verve: andature brillanti, il sangue che le
scalda non si fa pregare per mettersi in mostra. Giada su un salto ci
strappa un’esclamazione di ammirata sorpresa: l’ultima battuta
era troppo vicina all’ostacolo e pur di non fare errore la cavalla
salta di rimessa. Massimo non si lascia scomporre, ma non deve essere
stato così facile evitare di finire per le terre. Oltre alla qualità
delle cavalle abbiamo modo di apprezzare anche i due cavalieri: non
soltanto per la bella posizione in sella ma soprattutto per la calma,
la leggerezza delle loro azioni. Qui a Formole domano i puledri
seguendo i metodi della monta naturale, «Un approccio etologico che
ci permette di avere cavalli più docili e affidabili, più
consapevoli in un certo senso» ci spiegano Loriano e Massimo.
Vediamo lavorare anche
altri due gioielli dell’allevamento, i Maremmani Rinaldo e Quark di
Formole: diversi come struttura e andature, più maestosi e
compassati delle due Haflinger sono identici nell’atteggiamento
rilassato e fiducioso. Quark è un castrone del 2004 che Massimo ci
fa vedere montato prima con la Biteless Bridle del dott. Cook e poi
completamente libero: obbediente e attento, è bello vederlo in un
atteggiamento davvero naturale, l’incollatura portata avanti come
se galoppasse scosso. Incredibile quanto la differenza sia notevole
anche dopo aver tolto un’imboccatura così …poco imboccatura come
la Biteless Bridle. Rinaldo invece è uno stallone di quattro anni
di grande qualità, classificatosi 3° assoluto (e 1° come
attitudine al salto) nel durissimo performance test 2008 dell’ANAM
(Associazione Nazionale Allevatori del cavallo di razza Maremmana).
Lo monta Loriano, addestratore e maniscalco nato in una famiglia di
cavalcanti; ci racconta che «Rinaldo ha un carattere estremamente
particolare, molto forte, è un capobranco e come tale sfida
continuamente il proprio cavaliere. Ma sono proprio questi soggetti
quelli che ti invogliano a lavorare, così finisce sempre che
lasciamo troppo in scuderia quelli tranquilli e ci concentriamo sui
più difficili. Con loro usiamo pazienza, pazienza e ancora pazienza,
non è possibile volere tutto e subito. I puledri sono come
adolescenti, cambiano carattere dai due anni e mezzo ai cinque.
Procedere per gradi e senza scorciatoie ti garantisce di avere un
cavallo stabile alla fine del lavoro, che non torna indietro e rimane
fatto anche in mano ad un cavaliere meno esperto. In questo periodo
poi riusciamo a vedere il mestiere che farà, quello che più si
adatta alle sue qualità». Perché i cavalli nati qui lasciano il
centro per essere destinati ai vari reparti a cavallo della
Forestale. Diventeranno, a seconda dei casi, soggetti sportivi o per
i servizi di rappresentanza, per il pattugliamento del territorio o
da lavoro oppure fattrici e riproduttori. Quelli scartati,
rigorosamente classificati “da vita” sui certificati per evitarne
in ogni caso la macellazione possono essere acquistati dai civili
tramite un’asta pubblica.
Il lavoro è finito e ci
spostiamo ancora più in alto al centro aziendale di Armena per
andare a conoscere le fattrici e i puledri non ancora domati. I
cavalli sono allevati allo stato semibrado, solamente le cavalle in
procinto di partorire vengono ricoverate in grandi capannoni dai
quali possono comunque uscire a piacimento in un recinto a loro
riservato. I puledri sono suddivisi per età e sesso e nello stesso
branco ci sono sia Maremmani che Haflinger; le fattrici invece sono
divise, baie toscane da una parte e bionde altoatesine dall’altra.
Notiamo una radicale differenza di atteggiamento nei due gruppi che
pure nella identica situazione (al loro interno c’è un puledro
nato da pochissime ore) si comportano in modo molto diverso: le
Maremmane fanno cerchio attorno al puledro e alla sua mamma, disposte
fianco a fianco con il chiaro intento di proteggerli dagli intrusi.
Le Haflinger invece non mostrano diffidenze di nessun genere, si
occupano tranquille del loro fieno e nemmeno la madre si preoccupa
quando ci avviciniamo a Perla, la prima Haflinger di Armena nata
quest’anno. «Sono cavalli dall’indole completamente diversa»
dice il dott. Silvio Mencaccini, Direttore
dell'Ufficio Territoriale per la
Biodiversità di Pieve S.Stefano
«e lo si nota anche quando li liberiamo nei pascoli:
si formano due gruppi, gli Haflinger stanno con gli Haflinger e lo
stesso i Maremmani. Ma quando sono rinchiusi nei recinti più
piccoli, come adesso, si può stare sicuri che il capobranco sarà un
Haflinger. Maturano prima dei Maremmani, rispetto a loro sono
estremamente precoci e più collaborativi. D’altra parte il
Maremmano ha avuto una selezione completamente diversa sia per
apporti di sangue che per ambiente naturale: solo i più forti
sopravvivono all’allevamento brado in Maremma, basti pensare
all’alluvione dell’Ombrone che li decimò negli anni ’40. Solo
i più rustici si salvarono».
Oramai il sole è alto e
ci scalda a dovere mentre passeggiamo tra i recinti; ci fermiamo in
un angolo riparato dal vento per le ultime chiacchiere che quando si
sta in mezzo a gente con la stessa passione sembrano non finire mai.
Chiediamo a Loriano e Massimo delle loro cavalle: se le scambiano tra
loro? «Mai, ad ognuno la sua» esclama deciso Loriano «siamo troppo
gelosi. Le abbiamo viste nascere: Gioia si capiva subito che sarebbe
stata una cavalla speciale. Lei mi da tutto, non ha paura di niente e
galoppa decisa contro qualsiasi cosa quando glielo chiedi». E Giada,
chiediamo a Massimo? «Lei è esplosa a 30 mesi ed è una vera Miss:
ha vinto il Best in Show a Fieracavalli 2005 ed è nervosa, emotiva,
estremamente sensibile. Ma se la tratti con altrettanta sensibilità
fa tutto quello che vuoi, e questa è vera soddisfazione per me».
Giada e Gioia sono già diventate mamme, anche se per interposta
cavalla: grazie alla collaborazione con la facoltà di Veterinaria di
Pisa proprio qui a Formole si è messa a punto una particolare
tecnica di embrio-transfert e una parte del centro è dedicata a
questa attività. In questo modo Gioia e Giada hanno potuto
trasmettere il loro patrimonio genetico senza smettere di lavorare,
ché oramai sono quasi PR di professione: subito dopo il successo di
Verona 2005 sono andate al Salone del Cavallo di Parigi per
rappresentare gli Haflinger italiani. «Erano due puledre allora,
solamente due anni e mezzo» spiega Massimo «e ci avevano chiesto di
presentarle montate. Era una scommessa, ma è bastato guardarci un
attimo negli occhi con Loriano per decidere e dare la nostra
disponibilità. Ci sarei andato anche pagando a Parigi, le due
cavalle sono state magnifiche perché abbiamo avuto pochissimo tempo
per metter loro la sella eppure si sono comportate veramente in modo
esemplare». Belle, bionde e brave quindi: sarà un caso, dottor
Mencaccini? «Credo proprio di no: seguiamo attentamente il programma
di monta che ci indica l’ANACHRAI, l’Associazione Nazionale
Allevatori Cavalli di Razza Haflinger Italia e i risultati sono molto
buoni. Negli ultimi anni l’ANACHRAI ha indirizzato la selezione ad
un preciso piano di miglioramento di tutti i caratteri da cui
dipende la buona cavalcabilità dei soggetti, e ha funzionato.
Ovviamente i soggetti più belli morfologicamente (incollature più
lunghe, spalle meglio conformate e arti corretti) sono anche quelli
con le andature migliori, quindi più adatti a diventare una monta
piacevole. Inoltre abbiamo aderito al loro progetto di salvataggio di
alcune linee genetiche rare all’interno della razza, un fine che si
sposa bene con la nostra vocazione alla Biodiversità». Si è fatto
tardi, dobbiamo partire e ci tocca lasciare i nostri amici forestali
troncando un poco i discorsi a metà; avremmo tante cose da chiedere
e viene voglia di conoscere meglio questi boschi, il paesaggio
attorno ci invita a percorrerlo ma dobbiamo proprio rimandare.
Chissà, magari la prossima volta riusciremo ad avere uno dei biondi
di Armenia tutto per noi, almeno per un giorno? Incrociate le dita,
noi cominciamo a organizzarci.
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