lunedì 15 settembre 2008

Il Gioco della Rosa


I butteri sono tra i pochi che ancora facciano il Gioco della Rosa: si tratta di un gioco a squadre, nel quale si confrontano una decina di cavalieri di due colori diversi, ciascuno dei quali porta appuntata al braccio una rosa del colore della squadra. Il gioco si svolge all’interno di un recinto o di un’area delimitata: chi sconfina viene squalificato. Al segnale d’inizio ogni cavaliere, muovendosi all’andatura e nella direzione che vuole, deve cercare di strappare la rosa ai componenti della squadra avversaria, difendendo strenuamente la propria. Vince la squadra che al termine prefissato ha conquistato il maggior numero di rose, sottraendole alla squadra avversaria. I partecipanti devono possedere grande destrezza, equilibrio e padronanza del cavallo, il quale a sua volta deve avere una doma raffinata e grandi sensibilità ai richiami del cavaliere; in particolare è necessario che il cavallo sia sbrigliato, in modo che il cavaliere abbia un amano libera con cu destreggiarsi nel gioco. In ogni caso è una prova invisa ai cavalli, che non capiscono il motivo delle veloci richieste del cavaliere. Il gioco è regolato da uno o più giudici a cavallo che vigilano sulla correttezza dei giocatori e sul rispetto dei confini del campo di gara.
Questa movimentata competizione, che ha anch’essa origine nei tornei medioevali, è rimasta molto sentita fra i butteri del grossetano: fino al 1956 si sono svolte gare nel campo sportivo comunale….

2 commenti:

Federico ha detto...

grande Cristina!
...lo trovai menzionato in un libro sulla vita di Caprilli e a suo tempo chiesi informazioni al "nostro" Colonnello che però non seppe aggiungere altro alla descrizione riportata sul libro.

Maria Cristina Magri ha detto...

Grazie Federico, mi fa piacere che ti incuriosisse questo gioco! io ho copiato questo testo da qualche libro anni fa, ma non ricordo più assolutamente quale libro: era in uno dei miei quadernini di appunti e l'ho inserito qui sperando fosse utile! era utilizzato dal capitano Caprilli come gioco di destrezza, per sviluppare coordinamento, scioltezza e sicurezza in sella dei binomi. Effetto secondario importante, i soldati si divertivano e capivano che il cavallo non era una mezza condanna a morte, difficile e noiosa ma qualcosa di piacevole e divertente.
Un bacione!

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