venerdì 15 maggio 2009

Il cuore dell'Abruzzo continua a battere.

L'altro giorno a Padova, in mezzo a quelle meraviglie che sono i Cavalli Agricoli da Tiro Pesante Rapido ho incontrato una ragazza, Annalisa: piccolina, poco chiacchiere ma così gentile e con dei riccioli neri che le invidio di tutto cuore, mannaggia ai miei spinaci da testa senza forma nè costrutto.
E' dell'Aquila, la sua casa è a pezzi ma lei c'è.
Da oggi la ospito qui sul mio blog, perchè credo che sia importante ascoltare la voce degli aquilani e non solo di quelli che vedono le cose "da fuori".
Un cuore anche se spezzato continua comunque a battere.
Son passate soltanto due settimane da quella scossa allucinante delle 03.32 che passerà alla storia per aver letteralmente messo in ginocchio un’intera città e già sembriamo esserci abituati a questo stato di cose.
Voci, congetture, valutazioni, indagini, interpretazioni arbitrarie e variegate di notizie flashate qua e là sui giornali giustamente, non so, per fare notizia, come sempre del resto.
La verità, immagino io , è tutt’altra.
Parlando al telefono con tutti quelli che chiamano ogni giorno per sincerarsi delle nostre condizioni psico- fisiche… più psichiche però a questo punto del dramma, intuisco come dal di fuori venga percepita una realtà non propriamente attinente al vero. L’Aquila, il centro storico, L’Aquila “bbella mè”, quella che mia nonna avrebbe definito “L’Aquila dentro le mura” è distrutta, come in un ritratto di un bombardamento d’altri tempi. Cultura, storia, ricordi, quel mix di elementi di cui ogni vicolo era intriso e che faceva sì che la città si promuovesse da sola per quel che rappresenta nella storia, nonostante lasciata a se stessa da anni da amministrazioni che si commentano da sè. Diciamolo, tutti, ad alta voce in primis perché è la verità assoluta, in secondo luogo come auspicio affinché non si ripeta.
La storia non insegna, speriamo che stavolta faccia
un’eccezione.
Adesso il problema, quello reale. Non avevo nemmeno sentito le scosse di preavviso di quella sera. Mi son svegliata di botto alle 3.32 di quel lunedì notte, il corridoio di casa è esploso, le porte non si aprivano per i calcinacci sul pavimento, le finestre spaccate a metà, i tramezzi crollati, i mobili spostati, qualcuno a terra, i televisori sbalzati fuori dagli incassi, un rumore assordante ha accompagnato tutta la fuga. Il primo pensiero a mio cugino e alla sua famiglia che abitano in centro (salvi per miracolo, apprenderò dopo). Dal momento in cui ho sbarrato gli occhi ho fatto in tempo ad infilarmi le scarpe al volo, prendere un giubbotto, recuperare il cane, tornare indietro per prendere il guinzaglio, scendere due rampe di scale… la terra ancora tremava.
Questa è la verita, nuda e cruda, non è una polemica.
Neppure Spiderman avrebbe fatto tante cose in venti secondi. Io non sono Spiderman, quindi non erano venti secondi.
Le scene di disperazione ve le risparmio, perché non ci sono state. BRAVI TUTTI, una popolazione davvero esemplare.
Una volta in auto, inizia il circo mediatico. La prima stazione radio che ho trovato, mi sembra Radio24, esordisce così: una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6.7 della durata di circa 37 secondi ha devastato la città dell’Aquila, intervistato un ricercatore dell’istituto di fisica nucleare del Gran Sasso, a supporto della notizia. Questo il messaggio unanime di tutte le stazioni
per le prime due ore di notizie dal terremoto.
Finalmente è l’alba, sono ancora in pigiama, fa un freddo allucinante, nelle facce lo sgomento. Nessuno si capacita della situazione. La radio e la Tv raccontano la stessa scossa come di magnitudo 5.8 e della durata di venti secondi circa.
Mi sono domandata il perché di questa variazione per quindici giorni. In principio ho pensato alla necessità di non voler accrescere il panico. Poi ho capito che queste son motivazioni troppo nobili e che la variazione di cui sopra naturalmente era dovuta alla percentuale da destinare ai rimborsi relativi alla ricostruzione, che cambia sensibilmente dal 33% al 100% a seconda che la scossa risulti inferiore o superiore alla magnitudo 6. Persino sui siti ufficiali son stati modificati i dati dall’evento ad oggi. Se non l’hai vissuto, non lo puoi capire e pertanto ci “azzuppano” come si dice in dialetto.
CHE VERGOGNA!
Ieri un’altra fantastica scoperta: son stata a fare un giretto a San Giuliano, quel polmone verde che si trova a ridosso della città, per andare a vedere se l’eremo del Beato Vincenzo, incassato nella roccia avesse subito danni. L’eremo sta bene, in compenso sul sentiero che si deve percorrere per arrivarci, si è aperta una voragine impressionante, peraltro monitorata (vedi foto) che prosegue nella terra da un lato fino ai quartieri di san Sisto e Santa Barbara (gravemente colpiti) dall’altro va verso fonte Cascio, alla base di Monte Pettino, da sempre monitorato da sismografi in quanto considerata faglia storica, che per anni non mi avevano mai
insospettita.

Io sono Aquilana da tante generazioni, non ho pensato nemmeno per un momento dal sisma ad oggi di andar via da questo posto nel quale mi rispecchio anche dal punto di vista caratteriale, mi chiedo solo, da cittadino la cui casa è andata distrutta, così come l’attività professionale, così come quelle di gran parte della popolazione, se la direzione che stiamo imboccando è quella della risalita o quella del baratro.
TUTTO QUA, in realtà credo sia legittimo.
Non abbiamo bisogno dell’elemosina ma del supporto, ci interessa che ci venga data l’occasione per ripartire dignitosamente come abbiamo sempre fatto; non ci interessa, almeno a me, dover assistere a processi interminabili che non ci ridaranno i nostri cari e tanto meno le sicurezze che avevano prima, per una volta mi piacerebbe che la giustizia facesse il suo corso non perché adesso occorre fare spettacolo, ma perché è giusto che sia così (in un paese che stando alla storia dovrebbe essere la culla del diritto), velocemente, in maniera esemplare e senza troppi riflettori. Lo scarica-barile tra industria e politica potrebbe essere anche peggio dell’effetto boomerang. Lo scrivo prima, per scaramanzia, spero a breve di dovermi ricredere.
Giustizia e Giustezza per una volta dovrebbero essere il punto di partenza, non quello di arrivo. Ci piacerebbe non dover diventare la gallina dalle uova d’oro della penisola, gradiremmo che chi può si mettesse una mano sulla coscienza per far sì che le speculazioni di tutti i tipi (già in atto dal primo giorno) venissero punite severamente. Vorremmo poter ripartire subito, sicuramente con sacrificio ma con grande coraggio, a testa alta.
Infine un appello agli AQUILANI TUTTI e che nessuno si offenda.
L’Aquila ha una provincia assai estesa. Tuttavia il centro del dramma è la città, nel senso stretto. Sono stati allestiti un’infinità di campi tenda anche nei paesi limitrofi, chiaramente a rischio sismico, sebbene toccati solo marginalmente dall’evento tellurico.
Tutti pensano di essere gravemente colpiti, in realtà non è così. Chi non è fuggito,
scansando le macerie probabilmente non lo può capire. Fidatevi.
Premesso che capisco la paura la preghiera è questa:
dimostriamoci TUTTI all’altezza morale della situazione.
Cerchiamo di NON approfittarci delle risorse offerte, dirottiamo anche individualmente verso chi ha più bisogno, cerchiamo di non gravare sulla comunità, assecondando il “business” degli aiuti (che è un meccanismo deleterio) impegniamoci TUTTI affinché quel po’ di benessere che ci viene
somministrato sia per chi ne ha realmente l’esigenza, non foss’altro perché nelle società
civili è così che dovrebbe essere.

NOI NON CROLLIAMO, NE’ ORA NE’ MAI!
Grazie,

Annalisa Parisi

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