
Ieri sono stata a Grosseto e ho conosciuto alcune persone fantastiche: gentili, disponibili, appassionate, di quelle che ogni tanto si ha la fortuna di trovare e che riconosci perchè ti ritrovi davanti a qualcosa che per altri è assurdo o vecchio o inutile e invece a te e a loro fa brillare gli occhi, e allora per quanto si fosse sconosciuti prima improvvisamente ci si sente accomunati da qualcosa di bello.
Che giornata splendida, questo altro pezzetto del libello lo dedico a loro, a tutti quanti: bersaglieri, ciclisti, comandanti, marescialli, cavalieri, cavalle col ciuffo buffo...un abbraccio a tutti.
“Dal Signor Comandante!….”
Nella Reale Tenuta di San Rossore, il 15 maggio 1900 da Corlander (PSI) e Traviata (1/2 sangue) era nata Fosca, che qui vediamo fiera e splendente sotto la sella di un tenente di artiglieria.
La scena sembra davvero preparata per una illustrazione da manuale: Fosca è perfetta, il suo manto liscio come seta, niente fuori posto ed anzi i palafrenieri avevano esagerato con la toelettatura: il ciuffo tagliato pari con le forbici è una barbarie ma alla fin fine Fosca era robusta cavalla di reggimento, non da morfologia. In compenso sella e finimenti sono impeccabili, come del resto i due militari che compaiono con lei nella fotografia: fissati nel momento canonico del passaggio di un piego da parte dell’ordinanza al superiore, e poco importa se nelle Norme ed Istruzioni Pratiche in quegli anni si contemplava solo il caso dell’ordinanza a cavallo, o a piedi. Qui ci si adegua senza indugio e con elasticità ai tempi moderni, e al posto del regolamentare equino il latore della missiva ha una fiammante bicicletta, per altro trattata esattamente come avrebbe dovuto fare con mezzo a quattro zampe….”Se il superiore è a piedi, l’ordinanza salta a terra a conveniente distanza e presenta il piego con la mano sinistra, tenendo con la destra il cavallo”. Unico neo, l’essersi avvicinato alla sinistra del superiore, secondo il regolamento avrebbe dovuto avvicinarsi al suo lato destro…..ma probabilmente si erano presi una licenza “poetica”, ricostruendo da regolamento la scena si sarebbe dovuto immortalare il binomio ufficiale – Fosca dal lato destro che non solo non è il più canonico per la presentazione del cavallo, ma è anche quello sguarnito della elegantissima sciabola d’ordinanza.
La modernizzazione dei mezzi dell’esercito era già cominciata. Pochi anni dopo l’inizio del secolo Fosca e i suoi compagni venivano progressivamente soppiantati dai mezzi meccanici, ed è ironico pensare che proprio mentre cominciava il loro declino si perfezionava in realtà un metodo che sarebbe divenuto fondamentale per il loro utilizzo futuro (Caprilli presenta il suo metodo al Concorso Internazionale di Torino del 1903). E sempre per amara e triste ironia, , la seconda guerra mondiale avrebbe visto anacronistiche stragi non solo di uomini contro altri uomini ma anche di cavalli contro carri-armati, muli contro mitraglie ad alzo zero, povere bestie fatte di carne e ossa contro ferro, esplosivi, e polvere da sparo. Anche loro fatti di vita, proprio come gli uomini, nessuno dei due sopravvive ad una mina o a una granata, o ad un proiettile troppo preciso. E non so se almeno uno tra i due, uomo od animale, si riuscisse a spiegare il perché di una fine così assurda nell’attimo in cui si rendeva conto di non poter fare niente per evitarla.
Sicuramente è un perché che crediamo di conoscere noi, mentre guardiamo tanta storia da un punto d’osservazione sicuro, tranquillo, confortevole ed assolutamente esente da rischi. Sicuramente è un perché che avevano bene in mente geniali giocatori di scacchi come Churchill, e anche alcuni grandissimi idioti con troppo potere tra le mani rispetto alla capacità oggettiva di ben utilizzarlo. Sicuramente è un perché del quale, a quelli morti senza capirlo, importa oramai ben poco.
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