
Visitando questa sonnacchiosa ed amabilmente provinciale citta', difficilmente si pensa a quando il Duomo invece di starsene accucciato tra biciclette e piccioni, guardava indulgente attacchi tirati a lucido e cavalieri ansiosi di far ammirare l'ultimo campione arrivato in scuderia.
Ma se non vi fate coinvolgere troppo dai tortellini di una multinazionale, aceto balsamico millesimato prodotto in quantità statunitensi e strapotenti fuoriserie assortite, potete elevare un po' il vostro animo portando i vostri passi dalle parti del Palazzo Ducale.
Sulle prime dovrete accontentarvi di sbirciarlo tra un palazzotto e l'altro, passando dal portico del Collegio a quello di via Farini ma poi ve lo trovate davanti in tutta la sua eleganza un pochino sproporzionata al target architettonico del resto della città, ma assolutamente adatto a rappresentare quello che è in realtà - la sede dell'Accademia Militare, che forma e prepara gli Allievi Ufficiali dell'Esercito Italiano e non solo (arrivano Allievi anche da altre nazioni, attirati dal prestigio della Scuola Militare più antica del mondo); ovviamente noi non ci faremo commuovere dalla bellezza barocca di questo rimedio estense alle confische papali e tanto per non smentirci, guardiamo in giro in cerca di cavalli trovando nelle scuderie (ancora alloggiate dove erano quelle ducali) i 61 quadrupedi in forza al Centro Ippico Militare.
Ancora oggi, infatti, è ritenuta fondamentale per la formazione caratteriale e fisica dei futuri ufficiali la pratica dell'equitazione, anzi del Sistema Naturale di Equitazione ovviamente, nato verso la fine dell'800 proprio per soddisfare la necessità squisitamente militare di preparare in modo efficace e veloce binomi in grado di affrontare ostacoli vari e difficoltà assortite in terreno aperto, usando al meglio le potenzialità dei cavalli: così un Capitano di nome Caprilli, dopo secoli di animali sprecati in vario modo ha portato cavalli e cavalieri nel mondo vero, quello pieno di fossi e tronchi e guadi e spaventi, fuori dai maneggi e dalle cavallerizze dove venivano condizionati ad un'equitazione estetizzante quanto volete ma davvero poco pratica in caso di guerra.
Partiamo da lontano, ma non troppo: Caprilli ha già seminato, aiutato da persone che non solo montavano bene ma che ancora non avevano perso di vista lo scopo principale del metodo, cioè istruire altri cavalieri, abituarli non solo ad uno stile di monta particolare ma anche al coraggio necessario ad affrontare ostacoli "impossibili", coraggio che servirà loro in abbondanza nella vita che si sono scelti.
Ovviamente tutto era reso facile dal rapporto che fino agli anni '30 si aveva col cavallo: un compagno abituale di lavoro, di viaggio, di vita, un accessorio banale del paesaggio la cui familiarità era quasi scontata: i reggimenti erano tutti operanti e montati ed il fine pratico del lavoro era palese anche per il cappellano militare che se voleva almeno la possibilità di farsi ascoltare dai suoi soldati, era letteralmente costretto a galoppargli dietro...quindi per la Cavalleria in particolare erano previsti non solo molti periodi di lavoro in maneggio a fini agonistici (il salto ostacoli, e soprattutto il completo sono considerate ancora oggi discipline guida nell'Attività equestre dell'Esercito), ma anche la pratica di vecchie tattiche come quella di abbattere a terra il cavallo, in modo da non renderlo un bersaglio troppo facile per il fuoco avversario e proteggere il cavaliere dallo stesso pericolo: un fine pratico non più necessario e quindi un'abilità non tramandata perchè considerata ormai inutile, insieme a tante altre che non sono più nelle capacità ippiche medie dei cavalieri di oggi.
Subito prima della seconda guerra mondiale il cavallo aveva già quasi perso il posto di lavoro, sostituito da macchine, camion, autoblindo e carri armati, mentre acquistava importanza e meriti sportivi rappresentando una parte dell'Esercito molto particolare, l'Arma di Cavalleria, che non foss' altro per snobismo non poteva certo sentirsi accomunata o solidale al regime in camicia nera (nonostante l'uso smodato di destrieri a scopo iconografico-popolare fatto da Mussolini, Starace ed altri improvvisamente caduti dentro una "divisa" inventata sui due piedi e che, bisogna dirlo, a cavallo facevano una pessima figura).
Nel dopoguerra continuano i risultati sportivi di prestigio, grazie all'intenso e metodico lavoro di istruzione che partiva dalla Scuola Militare, continuava in Accademia a Modena e poi alla Scuola di Applicazione dell'Arma, a Pinerolo e a Tor di quinto formando Ufficiali che davvero conoscevano il Metodo, il lavoro ed i cavalli, ed ai numerosi ufficiali provenienti dal Complemento.
Uomini di cavalli quindi, e non solo agonisti più o meno di successo.
Quel retaggio di cultura, quel patrimonio di tradizioni e anche di valori è stato senza dubbio disperso a causa di molti fattori: prima di tutto dall'evoluzione dei tempi che galoppano più velocemente delle buone abitudini (equestri e non), ma anche dalla soppressione della Scuola di Cavalleria di Pinerolo , dalla trasformazione dei Reggimenti a cavallo , e forse anche dai grandi campioni che cresciuti nel metodo hanno raccolto ori ed allori, ma non hanno trasmesso ad alcun allievo quello che loro stessi avevano avuto la fortuna ed il privilegio di ricevere. Può essere solo un’interpretazione personale, ma la prima generazione di cavalieri caprilliani è stata allevata con l’intento di farne istruttori, come era previsto dalla logica delle cose e dalle esigenze stesse per cui era nato il Metodo; quella successiva, figlia degli stessi ma indirizzata esclusivamente verso l’agonismo, è risultata praticamente sterile di figli altrettanto brillanti.
Oggi la vita in Accademia è ovviamente coerente con i nostri tempi: donne ed autoblindo sono entrate in Cavalleria, e ne sono usciti i cavalli, ma tutti gli allievi (sono circa 300 ) continuano a montare durante i due anni a Modena, e lo Stato Maggiore dell'Esercito riesce a far sentire un appassionato attaccamento al Sistema attraverso la paginetta di premessa alle "Norme per l'attività equestre", cosa non da poco visto il tratto naturalmente un po' burocratico di questi manualetti dalla copertina rossa.
Ma anche all'interno di un mondo che pensiamo privilegiato, non mancano i problemi: anche qui crea difficoltà la mancanza di legami col passato che i giovani si portano dietro, il calo numerico dei soldati di leva non permette di avere sempre in organico il personale necessario ed adatto ad essere istruito, e naturalmente non si puo' più contare sul fatto che i giovani (sia di leva che gli allievi ufficiali) abbiano già praticato i cavalli; la stragrande maggioranza di loro non li ha mai avvicinati prima, ed il lavoro deve partire sempre praticamente da zero.
Ma una evoluzione positiva c'è, in fondo: perchè i cavalli per l'Esercito sono stati prima un'arma, poi un tramite per ottenere successi agonistico-sportivi forse un po' troppo fini a se' stessi: adesso non sono altro che cavalli, e come tutti i cavalli nitriscono, galoppano, a volte sgroppano e rifutano, e insegnano molto a chi ha la sensibilità di non considerarli solo un attrezzo ginnico.
5 commenti:
Bello, brava :)
Mai stata a Modena (anzi a dire il vero nemmeno a Bologna, Reggio... :-( ), mi riprometto sempre di infilarla nel tour quando passo da lì per andare altrove e non riesco mai...
Il maritino ai tempi ha fatto l'esame per entrare in Accademia, ma proprio durante l'esame all'improvviso si è detto chi me lo fa fare, che poi mi sbattono in Albania? E ha virato la domanda di leva sugli amati Alpini...
p.s. nelle news di google sotto al titolo, o imposti come ricerca "horse", o imposti come area di ricerca Google News Italia, altrimenti ti escono news che coi cavalli c'entrano poco... ;-)
arip.s. non avevo mai notato le foto di Adele sul volo a vela! Che poesia... magari ci trovo qualche foto del mio fratellino :-)
(un suo istruttore tempo fa diceva che il volo a vela è una metafora tridimensionale della vita... non chiedermi di spiegartela perchè per quanto poetico sia ci sto ancora lavorando LOL)
Grazie Ippe, ovviamente la prima volta che passi da queste parti ti accompagnerò volentieri a fare una passeggiata per il mio adorato paesone! vero che Adele è brava? riesce a rubare dei momenti che i o...non mimmaginavo manco ci fossero in quei robi lì senza elica! (ovviament enon diciamolo nè ad Adele nè a tuo fratellino, :-)))))))...magari lo conosce, ci bazzica sempre in mezzo a quei matti!
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