lunedì 1 marzo 2010

Dodici piccoli islandesi…più uno

Ho visto che state cercando informazioni sui cavalli Islandesi, quindi vi posto un mio articolo uscito su Cavallo Magazine nel giugno 2008, con le fotografie di Carlo Valentini.
Buona lettura!



L’idea  parte da una discussione  intavolata in Internet sul Forum de “Il Cavallo”: quante  andature possono avere i nostri amici a quattro zoccoli? Passo, trotto, galoppo, ambio e poi  tölt, ma nessuno sa bene come sia questa  marcia in più degli esotici cavalli Islandesi. Le informazioni trovate qua e là si diffondono sull’ambio (un trotto per bipedi laterali) ma  non sul famigerato tölt; la curiosità aumenta, si deve constatare di persona. Complice la voglia di trovarsi  dal vivo  la gita è presto organizzata, e sei  curiosissime amazzoni ai primi di aprile si ritrovano in quel di San Gimignano, alla Fattoria Voltrona. Qui Johanna Bergman, giovane signora svedese che ha lavorato per anni con i trottatori, ha portato dodici cavalli Islandesi più uno che è in prestito, e quindi non si somma al totale. Perché Johanna sarà anche svedese ma la scaramanzia è internazionale, e per quanto i ferri di cavallo abbondino in ogni scuderia è buona cosa essere prudenti. La ponderatezza è parte integrante della natura di Johanna: non si lascia scomporre dalla confusione provocata dal nostro gruppetto che sembra appena evaso da un Pony Club e  ci studia senza dare nell’occhio, prima di assegnare ad ognuna il cavallo più adatto. Sara su Artilli, Ludovica con Djaukni, Elisa e Twistyn , Alessandra con Sörtli, chi scrive per voi su Geysir e l’altra Sara con Blesi: tutte (o quasi, ohibò)  attorno ai vent’anni e con esperienze diverse nel mondo dell’equitazione, dalla monta western a quella classica  all’endurance e tutte  ammalate di cavalli, quel genere di patologia che ti fa stare sopra o attorno  ad un equino appena puoi, e se non puoi ne parli e se non puoi nemmeno parlarne cerchi qualcosa da leggere sull’argomento. Ma stavolta la ricerca è sul campo e finalmente gli Islandesi sono qui davanti a noi in ciuffo, zoccoli e tutto il resto: dopo averli sellati Johanna ci riunisce per una breve lezione sul loro carattere e il tipo di addestramento che ricevono. Insiste su un punto, attenzione a  non sottovalutarli. E appena montiamo in sella capiamo il perchè: quasi timorose di pesare troppo prima di infilare il piede nella staffa, vediamo che i nostri compagni reagiscono da cavalli grandi all’inizio del lavoro. L’aria dolce che avevano al pascolo si trasforma in qualcosa di molto più vispo: ci appoggiamo in sella e loro si piazzano solidamente sugli appiombi, rilevano l’incollatura inarcandola come draghi e puntano le orecchie baldanzose verso Johanna e Linnea, la sua aiutante, che ci faranno da guida  sulle colline di San Gimignano. L’elasticità del loro passo dice chiaramente che non siamo cavalieri sovradimensionati per i nostri cavalli, ben lavorati (nessun capriccio o disubbidienza, bocca morbida e risposte precise agli aiuti di gamba) ma che lasciano trasparire una frizzantezza che si sfogherà in alcuni galoppi decisamente liberatori su per i greppi qui attorno,  lasciandoci piacevolmente stupite nonostante nessuna di noi sia alle prime “cariche” in campagna.  Scorriamo dentro al paesaggio toscano sotto cipressi puntigliosi e a fianco di morbidi ulivi, le ragazze sono allegre come fringuelli e c’è il tempo per parlare con  Johanna: di quanto sia importante il riposo che lascia ai cavalli sferrati per due, tre mesi  durante l’inverno e che li rigenera sia fisicamente che mentalmente, dando loro il tempo di essere cavalli nel branco e basta; della collaborazione con un chiropratico svedese che due volte l’anno viene qui per loro, indispensabile per averli sempre al meglio. Sfugge poco a questa ragazza con gli occhi brillanti  che con garbata decisione sottolinea  consigli e indicazioni: montare alternativamente da destra e da sinistra (nelle passeggiate si fa piede a terra molte volte e montando con la staffa sempre e solo da un lato si finisce per rendere asimmetrica la muscolatura del cavallo), accortezza nel condurlo sottomano  perché tenendolo sempre dietro  gli si trasmette chiaro il messaggio di essere dopo di noi nella scala gerarchica, evitando prese di posizione rivoluzionarie del nostro amico. Cose così, come capitano quando si  sta in mezzo ai cavalli con gente che li ama  e si fa il pieno di momenti belli, di cose sentite più che di ricordi precisi. E quella che ci rimane più dentro alla fine della giornata è proprio la sensazione sognante che si prova al tölt: riunisco il cavallo, tocco appena Geysir col tallone e lui mi porta frusciando a volare paralleli alla terra, come rotolando senza soluzione di continuità, senza alti né bassi,  senza dover fare altro che rimanere composta in sella e lasciare il resto a lui. Non cambia atteggiamento o velocità, gli anteriori si alzano con un bel movimento ampio ma il tocco degli zoccoli sul terreno riesce ad essere delicato e scivoliamo sulla terra arata come sulla strada bianca, senza avvertire fatica o affanno e si vorrebbe non finisse mai. Come succede con tutti i migliori cavalli, quelli che hanno un grande cuore: grande come quello degli Islandesi.
Maria Cristina Magri
L’agriturismo Fattoria Voltrona
Sebastiano e la sua famiglia aprono questo agriturismo negli anni ottanta, quando ancora non era scoppiato il boom dell’ospitalità rurale in Toscana (la loro licenza è la numero due della provincia di Siena). Dalle prime sette camere con doccia comune  in giardino, “interpretata” da un tubo di gomma per innaffiare, la fattoria Voltrona si è trasformata sino a diventare quella di oggi: venti camere deliziose e un ristorante accogliente immersi in una splendida proprietà, arricchita dai primi cavalli Islandesi di tutta la Toscana: i suoi migliori colleghi, come li chiama Johanna.

Il cavallo Islandese
Chiariamolo subito, non è un pony: l’Islandese è un grande cavallo  concentrato in un piccolo spazio. Le sue dimensioni (massimo 145 cm. al garrese), ciuffo e criniera spumeggianti, gli occhi frangiati da ciglia lunghissime lo fanno sembrare più una decorazione da pascolo che un solido compagno di lavoro, ma basta montarlo una volta per non dimenticarlo più. Amatissimo nella sua terra d’origine, dove su un territorio  pari a un terzo dell’Italia abitano 270.000 persone e 80.000 cavalli,  è diffuso anche in tutta l’Europa del Nord: in Svezia il 75% delle signore over 40 che riprendono a montare dopo qualche anno di astinenza equestre sceglie un soggetto di questa razza. Alcuni Islandesi soffrono di dermatite, fastidio che si può evidenziare nei primi quattro anni dalla loro emigrazione sia per il contatto con insetti sconosciuti in Islanda, sia per il cambio di alimentazione che ne modifica la flora batterica intestinale; in Islanda non esistono malattie equine contagiose e per preservare questa indennità nessun cavallo può tornarvi od essere importato. L’Islandese é grintoso, robusto, affidabile e disponibile; tranquillo e sereno da terra, una volta montato si trasforma e tira fuori tutta la sua energia. Non tutti gli Islandesi sono a cinque marce:  omogenea da un punto di vista morfologico grazie alla sua antichità e purezza, questa razza presenta soggetti a quattro andature (le tre di base più il tölt) o cinque (tre di base più tölt più ambio). I soggetti a quattro andature hanno un tölt migliore di quelli che possiedono anche l’ambio che nell’Islandese è un’andatura esplosiva da richiedere solo su terreni  preparati ad hoc onde evitare danni agli arti; può essere mantenuta per poche centinaia di metri e sviluppa una velocità superiore a quella del galoppo. Al tölt invece gli arti si muovono uno dopo l’altro in quattro battute distinte e in rapida successione: a questa andatura  l’Islandese percorre lunghe distanze ed esprime tutto il suo carattere nel portamento allegramente sfrontato della testa, che al tölt è alta e fiera come ben si addice a chi discende dai cavalli portati in Islanda dai Vikinghi più di mille anni fa. Allevati bradi e abituati a sopportare senza ripari l’inverno artico, gli Islandesi vantano 15 varietà di mantello: dal baio al pezzato, dal sauro all’isabella al grigio sino ai cavalli “con il colore del vento”, grigi antracite o sauri con criniera e coda più chiare, quasi argentate.

Per saperne di più:



  

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