L’unica strada dell’Islanda è stata terminata nel 1974 e per spostarsi sino a non molto tempo prima c’erano due possibilità: a piedi o con un cavallo Islandese. Facile capire quindi come nei secoli si sia sviluppata una monta adatta a lunghi percorsi su terreno difficile, fatta ad immagine e somiglianza della gente e dei cavalli che abitano questa isola. Il cavaliere è staffato lungo, seduto profondamente nella sella e l’imboccatura è tradizionalmente un filetto con cannone spezzato in tre parti; in Islanda si insegna al cavallo a muoversi appena il cavaliere è in arcione e per montare occorre mettersi di fianco al cavallo in direzione di marcia, le redini alla mano come se fossimo già in sella e pronti ad assecondarne il passo una volta montati; la testiera islandese non ha sottogola, la capezzina è separata e va montata chiudendola sopra i montanti del filetto, le redini sono collegate all’anello del filetto tramite un moschettone. La sella islandese ha cuscini molto larghi e i quartieri che scendono verticalmente, un po’ come nelle selle da dressage e va appoggiata sul dorso del cavallo più indietro di quanto siamo abituati noi, almeno due palmi dal gomito al sottopancia. Le staffe, larghe e sagomate per facilitare l’uscita del piede in caso di caduta hanno l’asola per lo staffile posta di taglio, così che anche senza piede appoggiato sulla panca la staffa rimane in posizione, facile da riprendere al volo. La paletta bassa e ampia della sella asseconda la seduta del cavaliere durante il tölt, quando occorre riunire il cavallo e sedersi “sulle proprie tasche” per lasciarlo impegnare il posteriore ed esprimere in avanti tutta la sua sorprendente energia.
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