Testo di Maria Cristina Magri, foto di Gino Perin
Anche nel caos della Fieracavalli di Verona è impossibile non notarli. Camicia bianca, cravatta e cappellino blu, un Cavallo Agricolo da Tiro Pesante Rapido che fa da spalla a tutto quello che riescono ad inventarsi: puoi vederne tre in groppa ad uno stallone da una tonnellata guidato alle redini lunghe da una fanciulla peso-piuma, mentre un altro gruppo improvvisa un attacco a quattro destreggiandosi tra bilancini e tirelle e il resto della truppa scarrozzando tra i padiglioni con una pariglia che fa tremare l’asfalto, i due cavalli con la stessa identica aria divertita dei ragazzi seduti a cassetta. Sono gli allievi dell’Istituto Tecnico Agrario “Duca degli Abruzzi” di Padova, l’unica scuola italiana che ha in programma anche un corso di attacchi: volete conoscerli meglio? Ci aiuterà il professor Lorenzo Crise, il loro insegnante di zootecnia e redini lunghe: rubiamo una giornata di lezioni a lui e ai suoi allievi e ci presentiamo all’istituto. E’ una mattina umida e fresca, ma arriva uno sprazzo di sole e ne approfittiamo per fare alcune fotografie: Arco, Qualcosa, India, Bella e Vico sono portati a mano nel chiostro. Salta agli occhi la familiarità, l’abitudine di questi cavalli a stare con i ragazzi che si occupano di loro: “E’ una cosa che notano spesso anche gli allevatori di TPR, è la semplice conseguenza di contatto quotidiano e lavoro costante” ci dice il professore. Ma che il lavoro sia fatto anche di giochi ce lo spiegano Arco e il suo fido scudiero: il puledrone, otto quintali e passa di forza pura, ha fatto un salto esagerato per passare un rivoletto minimo che corre a lato del portico e allora per abituarlo a moderarsi il ragazzo che sta all’altro capo della sua longhina gli fa ripetere il passaggio un paio di volte, sino a che Arco non lo supera con dignitosa noncuranza. Nel frattempo il rimbombo dei suoi balzi sotto le volte e le risate dei ragazzi hanno attirato fuori dall’uscio di un’aula una professoressa in camice bianco, che dopo un severo “Se il tuo cavallo mi lascia dei ricordi qui poi vieni a pulire!” rimane a vederli uscire, nascondendo un mezzo sorriso dietro gli occhiali sottili. Andiamo nel parco dietro la scuola per far sgroppare i cavalli in libertà; i ragazzi propongono con entusiasmo di lanciarli al galoppo sulla pista per l’atletica, ma un ruggito del prof. li riporta agli ordini e donzelle e giovanotti sfilano ordinati a lato dei cavalli lungo la pista della corsa campestre che si snoda tra gli alberi. “Ogni occasione è buona per imparare” continua Crise tra uno schiocco di ordini e l’altro “anche farli passeggiare su e giù per questa collinetta è utile, perché i cavalli giovani imparano a impegnarsi mettendo sotto i posteriori. Per gli alunni poi è importante fare esperienza, tanta esperienza e in tutte le situazioni. E’ per questo usciamo spesso portandoli a fiere e manifestazioni, bisogna dare aria a questi ragazzi. Anche gli stages che ogni allievo trascorre fuori dalla scuola vengono scelti per far loro toccare con mano realtà diverse a seconda del loro interesse: scuderie e allevamenti, al seguito di veterinari e qualcuno è andato in Olanda presso un allevamento di frisoni. Lavoriamo spesso con Antonio Broglia, che è uno dei nostri punti di riferimento principali e con Tognatti di Caorle, che ha i trottatori . I nostri allievi devono avere il modo di seguire ogni aspetto possibile della vita con i cavalli, dal lavoro in scuderia ai servizi di segreteria”. Siamo tornati al cortile dell’azienda agricola, è ora di attaccare: i cavalli vengono vestiti lì, un guinzaglio di militaresca memoria per tenerli sotto controllo fino a che tutti i finimenti non sono stati sistemati a dovere. Sellino, pettorale, braga e testiera: Vico viene attaccato alla gimkana, le fattrici India e Qualcosa alla wagonette e cominciamo la nostra passeggiata verso il parco del San Benedetto, l’Istituto Professionale collegato al Duca degli Abruzzi. Dodici-ferri-dodici stampano sull’asfalto i tempi di un trotto che fa allegria, basterebbe il ritmo della loro andatura (cadenzato, potente ed energico) per raccontarli. E’ un piacere ascoltare questa musica mentre seduti sulle panche della wagonette parliamo con i ragazzi che non sono impegnati alle redini, o come groom. Ci raccontano di India (la Bellissima, 14 anni e 11 puledri) e Qualcosa (8 anni passati a fare la mamma, sono le prime volte che viene attaccata e infatti sta facendo la maggior parte della fatica, con l’entusiasmo tipico dei principianti). Chiediamo come mai hanno scelto di provare questa esperienza, le risposte sono varie. Chi montava già e voleva saperne di più, chi avrebbe sempre voluto avvicinarsi ai cavalli ma non ne aveva avuta occasione, qualcuno confessa candido che lo ha fatto semplicemente per stare vicino ad una ragazza del gruppo“…ma poi mi sono appassionato a loro, i cavalli, e adesso non li lascio più. Perché possono diventare anche un lavoro, e chi fa un lavoro con passione sarà sempre il più bravo di tutti nel suo campo.” Abbiamo terminato la nostra scampagnata, salutiamo il Duca degli Abruzzi e ci portiamo via il ricordo di una piccola scena: Vico, quattro anni di muscoli e dolcezza sta trottando alla lunghina, una ragazza lo fa girare nel cortile. Si vede che Vico è consapevole di essere osservato: ha l’espressione modestamente orgogliosa di chi sa di poter fare una cosa bene, sa di essere forte e bello e magnifico e dentro gli occhi ha tutta la fiducia dei bravi cavalli che sono tra le persone che conoscono, e capisci che ti vogliono dire “Avevi bisogno proprio di me e io sono qui, vedi?”. Ecco, loro ci sono ancora: adesso tocca a noi averne bisogno.
Maria Cristina Magri
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La scuola Il Duca degli Abruzzi è il più antico Istituto Tecnico Agrario d’Italia e la sua sede è all’altezza di tanto onore: ricavata da un vecchio convento benedettino il cui nucleo originario risale al 1200 ha un chiostro settecentesco sul quale guardano tutte le aule, ricavate dalle vecchie celle dei monaci. Su di un impianto così antico è innestata una realtà molto dinamica. Cosa cambierà per voi con il nuovo Decreto Legge della Gelmini? “La scuola reale è sempre più avanti delle riforme legislative” ci spiega il Dirigente Scolastico, Luigino Grossele “e grazie anche alla nostra azienda agraria interna (produciamo vino e olio, e alleviamo anche bovini oltre ai cavalli) possiamo permetterci una vera autonomia; non ci condizionerà dal punto di vista economico. Siamo molto più perplessi per quanto riguarda la riduzione delle ore di zootecnia e altre materie specifiche, come la topografia: noi prepariamo ragazzi che vogliono diventare produttivi, e l’agricoltore o il tecnico zootecnico non impari a farlo sui libri di testo”. Dopo la maturità i diplomati dell’Istituto hanno accesso a tutte le facoltà universitarie: le più gettonate sono Agraria e Scienze Forestali, ma anche Veterinaria ha qualche matricola che viene di qui. Dopo lo scoglio del test d’ingresso, gli ex-allievi del Duca degli Abruzzi hanno una marcia in più rispetto agli altri aspiranti veterinari: l’esperienza sul campo con gli animali. Il livello di preparazione degli studenti è testimoniato anche dai Campionati Italiani di valutazione morfologica, che vedono sfidarsi tutte le scuole di agraria sul territorio nazionale: anche quest’anno al primo posto c’è il duca degli Abruzzi. |
Il “profe” ed il suo corso speciale. Che abbia qualcosa di mitteleuropeo nel Dna si vede subito: Lorenzo Crise è altissimo, sottile, ha colori da nibelungo e gentilezze vecchio stile. La sua famiglia, in origine Krische von Babenberg, ha italianizzato il cognome nel 1921. “Sono nato a Trieste e a casa mia si mettono a ridere tutti quando parlo di cavalli: mio padre era critico letterario e Direttore della Biblioteca dell’Università, i miei fratelli sono un oceanografo e un musicologo, quindi dediti a tutt’altro tipo di studi. Ma è stato proprio nostro padre a parlarmi per primo di cavalli: era entrato volontario nell’Esercito per evitare di doversi iscrivere al Fascio e partecipò alla campagna di Russia, era nell’Artiglieria da Campagna. Da piccoli ci metteva tutti in fila a cavalcioni di una seggiola e ci insegnava a tenere i talloni bassi. Ho cominciato a montare a Venezia sotto la guida del conte Alberto Tommasi, un grande maestro di equitazione: per i suoi allievi non esistevano cavalli di proprietà esclusiva, se Marcello Carraro (che aveva sempre ottimi soggetti in scuderia) non si presentava alla lezione il suo cavallo lo montava un altro, così anche chi non aveva grandi mezzi economici poteva imparare qualcosa in più. Qui a scuola abbiamo cominciato ad attaccare i cavalli grazie ad un allievo, Emanuel Pagliarini, che ha regalato all’Istituto alcune fattrici della sua famiglia troppo belle per lasciarle macellare; la prima è stata Rosalba. E’ ancora qui con noi, ci sono quattro generazioni tra lei e Italia, l’ultima nata della sua linea. Con un altro ex-allievo, Carlo Silva, abbiamo provato ad attaccare i cavalli: lui veniva dalla montagna e i suoi li utilizzavano ancora per lavoro, in più è dotato di una grandissima sensibilità e attitudine per l’addestramento. Siamo partiti provando e riprovando, imparando dai vecchi e da chi ha il mestiere nelle mani, come Antonio Broglia”. Il corso di attacchi è riservato a una dozzina di alunni, un premio per gli allievi migliori che vengono scelti a partire dal secondo anno. L’attività coi cavalli viene sospesa in caso di cattivo rendimento scolastico, e ci sono sempre più volontari che posti disponibili. Dall’anno prossimo anche gli esclusi avranno la possibilità di rifarsi: grazie ai finanziamenti reperiti e alla disponibilità dell’istituto, che concede una parte del proprio terreno, sorgerà proprio qui la sede della nuova Scuola di Attacchi Fise. E questo sarà un lavoro per i Tiro Pesante Rapido, possiamo scommetterci. |
Il Cavallo Agricolo da Tiro Pesante rapido Selezionati da incroci con il Norfolk-Bretone e altri cavalli da tiro pesante importati in Italia già dalla fine del milleottocento, il TPR era stato progettato per supplire alla mancanza di una razza da tiro pesante autoctona, necessaria soprattutto all’artiglieria militare. Si costruisce quindi un cavallo del tutto nuovo, massiccio e potente ma con andature brillanti, capace di sviluppare una buona velocità. Nel 1927 nascono i primi puledri, stalloni e fattrici sono quelli individuati dalla riproduzione selezionata negli allevamenti sotto la giurisdizione del Deposito Stalloni di Ferrara. Numero e qualità dei soggetti crescono costantemente sino a dopo la seconda guerra mondiale, quando anche in agricoltura si diffondono i motori a scoppio e i cavalli non servono più. Dagli anni cinquanta in poi chi alleverà TPR lo farà quasi esclusivamente per il mercato della carne equina, anche perché il Ministero per l’Agricoltura erogava finanziamenti per quel settore, non certo per mantenere in vita un cavallo da lavoro rimasto disoccupato. Adesso sembra che qualcosa stia cambiando: una buona fetta di allevatori ha salvato capacità e cultura degli attacchi agricoli, il numero dei soggetti addestrati sta crescendo in modo confortante e siamo convinti che se qualcuno li aiutasse loro per primi sarebbero ben felici di non mandare al macello questi splendidi cavalli. Per il momento dobbiamo ringraziarli, perché se non fosse per loro il TPR farebbe parte della lunga serie di razze equine scomparse. Al momento in Italia ci sono più di 6000 soggetti, speriamo che siano sempre di più gli appassionati che attaccheranno (o monteranno, perché no?) un grandioso Tiro Pesante Rapido. |
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