giovedì 10 marzo 2011

Rinoceronti, imprese e cavalli barbari.


Faccio come gli scoiattoli con le ghiande: nei momenti di super-lavoro accumulo tutto quello che non riesco a leggere, e lo accantono per le giornate tranquille.
Oggi era una di queste: ho preso in mano il "Ragionamento de Mons. Paolo Giovio sopra i motti, et desegni d'arme, et d'amore, che communemente chiamano imprese" (Venezia 1561, appresso Giordano Ziletti all'Insegna della Stella) e mi son lasciata prendere dalla loquacità di Monsignor Giovio, chiacchierone generoso e accattivante. Anche un po' tronfio dei suoi successi a dire la verità, non perde un'occasione per far sapere il successo che incontrano le sue trovate araldiche e una di queste è particolarmente interessante, ve la voglio raccontare.
Il Duca Alessandro dei Medici, fresco sposo della giovanissima Margherita d'Austria, vuole guadagnarsi la stima del suocero imperatore e del resto del mondo con le sue imprese guerresche e il coraggio da dimostrare sul campo; chiede a Monsignor Giovio di trovargli un'impresa che illustrasse i suoi sentimenti "per la fazione imepriale sarebbe animosamente entrato in ogni difficile impresa, deliberando di vincere -o di morire".
Giovio prende lo spunto da un famoso fatto di cronaca dei tempi (il naufragio del vascello che portava a Papa Leone X un regalo del re Manuel di Portogallo, un rarissimo esemplare di rinoceronte indiano), dalle virtù attribuite a questo esotico animale (coraggioso e temerario e ad oltranza, l'unico a poter sperare di battere un elefante nello scontro diretto) e forse anche dall'origine altrettanto esotica del Duca (figlio naturale di Lorenzo II de' Medici e di una serva mulatta) per accontentare la richiesta del Duca: "fecesi dunque la forma del detto rinoceronte in bellissimi ricami, che servivano ancor di coperta per cavalli barbari, i quali corrono a Roma e altrove il premio del Palio, con un motto di sopra in lingua spagnola, NON VUELVO SIN VINCER: io non ritorno indietro senza vittoria".
Sbaglio di tanto, a immaginare che un ricordo di questi cavalli barbari di Roma sia forse rimasto a Siena, nella Contrada della Selva? tenete presente nel '500 i cavalli barberi giravano per mezza Italia a disputarsi i vari Palii, difendendo i colori (e le imprese!) dei loro proprietari che spesso erano principi e potenti.


Nessun commento:

Post più popolari

Powered By Blogger