giovedì 21 agosto 2008

La razza equina Governativa di Persano


Pari pari da una sinossi di ippologia degli anni '30:


"La razza è in una tenuta dello Stato nella pianura tra Serre Eboli ed Altavilla Silentina, tra i fiumi Sele e Calore, di 3500 ettari.
Fu fondata da Carlo III° di Borbone. Le cavalle costituenti la razza originaria furono indigene, vi concorsero, per migliorarla, le cavalle provenienti dalla Razza del Principe Torella che in quel tempo aveva in Basilicata sulle rive dell’Ofanto un fiorente allevamento equino. La razza a detta di vecchie e certe testimonianze trae le sue origini da cavalle italiane e da stalloni arabi, persiani e spagnoli.
Dal 1763 al 1830 essa giunse a grande prosperità.
Le correnti di sangue furono sempre in prevalenza orientali (il cavallo Andaluso essendo il risultato dell’incrocio di cavalle indigene con cavalli orientali) con 110-180 fattrici e 5-12 stalloni.
Gli accoppiamenti eseguiti col metodo misto della monta a mano e monta libera, venivano disciplinati anche nei riguardi dei mantelli, con visite periodiche si eliminavano i soggetti poco pregevoli, si sceglievano le puledre atte a far da fattrici (a 4 anni sino al 1825 e all’età di tre anni dal 1825 in poi), i puledrini più belli che promettevano buona riuscita si sottoponevano ad allattamento prolungato facendo rimanere vuote le madri il secondo anno per tale scopo. Il sistema di allevamento fu sempre brado per le fattrici e i prodotti; gli stalloni invece vennero sempre tenuti in scuderia. Allo scopo di sottrarre le giumente ei prodottiai forti calori estivi e avvantaggiarle dei pascoli freschi e aromatici dei monti, la razza veniva inviata durante l’estate sui monti di Aresta, Montenero e Lauropiano.
Il periodo di decadenza della razza si inizia col regno di Ferdinando II° (re Nasone) che volle introdurre stalloni del Macklemburgo senza curarsi delle correnti di sangue.
Nel 1868 il Ministero della Guerra avocò a sé la tenuta di Persano e rivolse subito le sue cure alla razza.
Disgraziatamente nel 1874 il ministro Ricotti, l’uomo della lesina, soppresse con u semplice decreto la razza di Persano e gli animali che la componevano furono senz’altro venduti sulla piazza di Eboli; ne approfittarono gli allevatori finitimi per rigenerare i loro allevamenti e lo stesso Vittorio Emule II° ne acquistò 50 tra le migliori in vendita e le inviò a San Rossore.
Nel 1900 il Ministero della Guerra ricostituì la razza di Persano coll’intento di produrre un buon tipo di cavallo da sella per la truppa e diffonderlo nelle razze private, offrendo agli allevatori, vantaggiose condizioni, sia stalloni che fattrici coi prodotti che si sarebbero ottenuti. Furono scelte 73 cavalle nei vari reggimenti del Regno che per conformazione scheletrica, tipo e attitudine presentassero una certa omogeneità, a questo primo nucleo si aggiunsero altre cavalle acquistate da allevatori o scelte nei Depositi del Regno. Tra tutto il materiale madri così costituito, alcuni soggetti figuravano rappresentanti dell’antica Razza di Persano, conservati negli allevamenti della piana di Salerno. Due riproduttori furono scelti per la monta delle elette, due rappresentanti di illustri capostipiti e cioè: Iubiliee p.s.i. e Giacomello, p.s.o.
La razza fu distinta appunto in due gruppi: gruppo Nelton (sic) e gruppo Luati, rappresentanti rispettivamente il sangue inglese e l’orientale.
I risultati conseguiti in questo periodo dalla razza di Persano non sembrano troppo soddisfacenti in dipendenza soprattutto dei criteri disformi coi quali furaccolto il materiael delel fattrici, costituito da elementi di origine e costruzioni disparate.
Nel 1907, dopo ampia discussione alla quale prese parte il prof. Fogliata, il consiglio ippico approvò all’unanimità che la razza governativa di Persano fosse conservata allo scopo principale di dare buoni riproduttori per gli levametni del mezzodì e delle isole e che, a raggiungere questo scopo, fosse gradatamente impresso alla razza stessa un indirizzo costante base di sangue arabo. Successivamente si inviarono a Persano tre dei migliori riproduttori importati dall’oriente…e tredici giumente orientali, importate anche queste dalla Siria…Negli anni successivi si fini per ammettere anche l’inglese e l’anglo-orientale; continuò cosi a mancare l’unicità di programma e indirizzo voluto dal consiglio ippico; ispezioni accurate eseguite negli anni 1918-1920 e l’esame metodico comparativo dei prodotti inglesi ed orientali condussero alla determinazione di procedere a successive larghe selezioni con esclusione assoluta delle fattrici inglesi e derivati".
p.s. La grigia è Oslavia dell'Esercito Italiano, Persano. Siamo al Ce.Mi.Vet. di Grosseto, il maresciallo Prisco Martucci ed uno degli allievi civili dell'ultimo corso la stanno ferrando a caldo. La fotografia è di Carlo Valentini.

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