
Agosto 2007, Palio dell'Assunta a Siena
Ci sono cavalli da cui ci si aspetta più che dagli altri perché son fatti di promesse: hanno stile, hanno forza, carattere, talento e mezzi per un “mestiere” particolare. E a volte proprio questi cavalli mancano di una cosa soltanto – di un po’ di fortuna, quella particolare e intangibile combinazione di eventi casuali che sembrano fare la differenza tra il successo e l’insuccesso. Anche lui è uno di questi cavalli, sei anni di onesto lavoro e di grandi speranze ma niente, sempre sfuggiva un po’ più avanti quel benedetto momento giusto, sempre succedeva qualcosa che gli impediva si svolgersi al meglio – e gli uomini ci han messo del loro, tanto che addirittura fan capitare l’assurdità di non volerlo perché troppo forte…e lui non riusciva ancora mai a dimostrarlo, quanto fosse grande e quanto potesse dare. Poi una partenza troppo burrascosa, un incidente superficiale ma che sembra pregiudicare tutta l’annata, per fortuna l’assistenza è immediata, possono dare tutto quello che c’è a un cavallo che si fa male. Ma lui è forte, lui recupera sé stesso, lui ci crede. E ci credono anche i suoi proprietari, e ci crede anche un padre che gli è appena morto il figliolo: per caso il cavallo ha lo stesso numero che era capitato al suo ragazzo ad una selezione che poi aveva vinto. Questo padre telefona a uno di quelli che potevano decidere o no di far correre il cavallo tribolato “prendilo, ti dico prendilo, non lasciarlo fuori”. Si vota, il cavallo viene preso. E poi capita che quel cavallo debba correre proprio per quel padre, e per tutta la gente che si porta addosso i colori di quel padre e di quel suo figlio che non c’è più. Corre come se fosse tutto nuovo, corre da grande come sapeva di essere e come tutti aspettavano che fosse. Corre con sulla schiena un fantino che si porta dietro la fotografia del ragazzo che non c’è più, un fantino tutto nuovo e senza esperienza e forse nessuno sapeva avesse tanto da dare – ma che trova la testa per dosare tutte le capacità del cavallo, per trovare il momento giusto e l’unica maniera di riuscire a vincere: lo richiama una frazione d'attimo per sospenderlo e si lascia sfilare il gruppo che si allarga in curva e lui taglia e li infilza tutti e via cesella una traiettoria tutta d’oro e adesso il cavallo può finalmente dare tutto quello che aveva lì da anni e tutto è perfetto, riesce a prenderlo il momento giusto per allungarsi al suo galoppo e vince, vince davanti a tutti: davanti alla sfortuna, davanti alla gioia e davanti alla tristezza, davanti il bianco e l’arancio che invadono la piazza di gioia, vince e basta e finalmente è lui, un grande cavallo che diventa finalmente sé stesso. Perché lui è Brento, un barbero del Palio di Siena. Perché Jacopo era con lui, a regalargli anche la sua fortuna. E perché questa non è una corsa come tutte le altre, è un’altra cosa.
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