sabato 17 novembre 2007

Sardegna e cavalli


Intervista fatta a Fieracavalli Verona nel 2005

Già per i viali di Fieracavalli si sentiva un vago profumo di mirto: due sauri con le magnifiche bardature tipiche della Sardegna spiccano per eleganza e brio tra i tanti binomi più “familiari” a queste lande nebbiose.
Incontrando poi negli stand dell’Engea l’avvocato Piero Franceschi, Commissario straordinario della camera di Commercio di Oristano viene il sospetto ci sia qualcosa dietro questa finalmente numerosa compagine sarda a Verona.
- Commissario, come mai qui a Fieracavalli?
“Perché abbiano ripreso lo scorso settembre dopo 10 anni di sospensione, la Fiera del cavallo di Oristano, Sardegnacavalli. Abbiano già programmato l’ottava edizione ed intendiamo approfittare della Fieracavalli per raggiungere intese, siglare accordi, creare partnership. Questo è il nostro obiettivo”.
- Una realtà geografica del tutto diversa quindi, ma il cavallo fa da comune denominatore.
“Esattamente; in più la nostra fortuna è di vivere ancora in un paese, Oristano, dove il cavallo fa parte della vita quotidiana: allevatori e proprietari sono una presenza numericamente importante, la città è tollerante rispetto alla presenza di cavalli che spesso ne percorrono le strade per essere abituati alle persone, al traffico e ai suoi rumori per poi trovarsi su terreno conosciuto in occasione della Sartiglia.. Da settembre a maggio si incontrano regolarmente binomi in allenamento”.
-Quanti sono i cavalli che partecipano alle corse della Sartiglia, in febbraio?
“I cavalli che partecipano sono 120 .Gli aspiranti in realtà sarebbero almeno 150, ma tre settimane prima si fanno le selezioni, un passaggio secco sotto gli occhi dei giudici: chi sbaglia, anche se cavaliere esperto e famoso, viene eliminato e non può partecipare alla Sartiglia. L’insindacabilità del giudizio è granitica, perché questa prova è profondamente legata alla sorte e i segni del destino sono ancora ascoltati e rispettati. Non per niente dal numero di stelle conquistate dai cavalieri si fa dipendere la buona riuscita o meno del raccolto dell’anno, secondo la tradizione”.
-Una realtà invidiabile quella in cui i cavalli sono ancora una presenza abituale per le strade del paese e nella vita di tutti i giorni.
“L’equitazione è molto diffusa, ed Oristano è probabilmente l’unica provincia italiana che può vantarsi patria di ben cinque razze autoctone: anglo arabo sardo, cavallino della giara, cavallo del Sarcitano, asino sardo e il piccolo bianco dell’Asinara. Una ricchezza e varietà genetica unica in Italia”.
-Una ricchezza da far conoscere, direi.
“Stiamo cercando di riconvertire le aziende della provincia, dove negli anni cinquanta una cooperativa femminile avviò le prime strutture agrituristiche. In tempi recenti sono state un po’ messe in ombra dai bed & breakfast che però non permettono all’ospite un inserimento reale nella vita del posto.Riconvertendo queste strutture in stazioni di posta per ospitare cavalli e cavalieri
ed inserendolo in un sistema di ippovie, si otterrebbe invece di far penetrare molto più a fondo, e non solo nel paesaggio, lo sguardo di chi vuole conoscere il nostro territorio. Inoltre stiamo creando tutto un contorno di artigiani indirizzati a sfruttare le proprie capacità declinandole in ambito equestre, dalla tessitura alla lavorazione artigianale.
Ci sono tutte le pre-condizioni necessarie ad una concreta riuscita: ambiente incontaminato ed adatto al cavallo, contorno di attività agricole che non hanno perso le antiche tradizioni, tanto che da noi il maniscalco ha ancora bottega in ogni paese, non è costretto come altrove a portarsi a domicilio dai clienti. Stiamo creando un distretto equestre, su questo finalizziamo il programma complessivo.”
-La Fiera di Oristano allora è la vetrina di questo “progetto equestre”?
“Questa è la nostra volontà, e infatti abbiamo posto le basi per una manifestazione che possa finalmente durare nel tempo ed avere le necessarie solide basi per accogliere ogni anno le diecimila persone al giorno che a settembre hanno visitato la settima edizione. Abbiamo speso i 250.000 euro per strutture che rimangono di proprietà della manifestazione e che ne faciliteranno la vita anche in caso di eventuali ristrettezze e poca disponibilità economica futura dei vari Enti preposti”.
Ma al di là dei numeri e dei progetti, la gente di Sardegna ha un dono speciale: è gente di cavalli, come non si possono trovare più in altri posti dove il cavallo non fa più parte della vita vera, di tutti i giorni. E noi che abitiamo lontano da lì non possiamo fare altro che invidiarli un poco, e sperare di poterli presto conoscere da vicino.
A cavallo, naturalmente.
Maria Cristina Magri

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